American Psycho di Bret Easton Ellis: recensione 

06.09.2023

Il male sta in quello che sei? O in quello che fai? 

C'è un'idea di Patrick Bateman, una sorta di astrazione, ma non esiste un vero e proprio "me". C'è soltanto qualcosa di illusorio, al mio posto, un'entità che è anche possibile toccare con mano, sennonché io non ci sono. Puoi pure sentire la mia carne a contatto con la tua, e credere che i nostri stili di vita siano comparabili, ma io semplicemente non ci sono. Per me, è difficile avere un senso, a qualsiasi livello. Io sono un'invenzione, un'aberrazione. Sono un essere umano incoerente. La mia personalità è appena abbozzata, informe; solo la mia crudeltà è persistente e alligna nel profondo. La mia coscienza, la mia pietà, le mie speranze, sono scomparse molto tempo fa (probabilmente ad Harvard), se mai sono esistite. Non esistono più frontiere da varcare. Sono ormai al di là di ogni cosa. Sono assolutamente indifferente al male che ho fatto. Non me ne importa niente di ciò che ho in comune con i pazzi e gli energumeni, con i viziosi e i maligni. Tuttavia mi tengo ancora saldo a una singola, squallida verità: nessuno è al sicuro, nessuno si salva, non c'è redenzione per nessuno. Comunque, non mi si può biasimare. Si presume che qualsiasi modello di comportamento umano abbia una sua validità. Il male sta in quello che sei? O in quello che fai? La mia pena è costante, acuta, e io non spero in un mondo migliore, per alcuno. Anzi, voglio che la mia pena sia inflitta anche ad altri. Ma anche dopo aver ammesso questo (e io l'ho ammesso innumerevoli volte, pressoché in ogni atto che ho commesso), anche dopo essermi trovato a faccia a faccia con queste verità, non avviene la catarsi. Non acquisto una conoscenza più profonda di me stesso. Nessuna nuova comprensione si ricava da ciò che racconto. Non avevo, non ho nessun motivo per raccontarvi tutto questo. Questa mia confessione non significa assolutamente nulla”

Trama

New York, metà anni '80. Patrick Bateman, yuppie di Wall Street ventisettenne, laureato alla prestigiosa Università di Harvard, lavora a Wall Street ed ha una fidanzata ricca, attraente e superficiale, delle amanti altrettanto superficiali e una cerchia di amici e colleghi assolutamente identici a lui, tant'è che viene continuamente scambiato per l'uno o l'altro. Giudica le persone che gli gravitano attorno a seconda di quali abiti indossano (tutti capi firmati, come i suoi, e dei quali lui riconosce a colpo sicuro lo stilista e che descrive minuziosamente), fa lunghe sessioni di ginnastica nella palestra più esclusiva, beve "venti litri di acqua Evian al giorno" e trascorre notti a base di sesso, alcol e cocaina nei locali più esclusivi di Manhattan, annoiandosi però regolarmente. La mattina è quindi scandita dal lavoro in ambito finanziario, mentre la sera è all'insegna di ristoranti di lusso, feste in appartamento e locali notturni.

"Non ci sono più barriere da attraversare. Tutto ciò che ho in comune con l'incontrollabile e la follia, la depravazione e il male, tutte le mutilazioni che ho causato e la mia totale indifferenza verso di esse; tutto questo ora l'ho superato."

Lo yuppie di Wall Street

American Psycho è fortemente satirico, è una satira dark che racconta una società priva di ideali, in cui l'immagine , l'apparenza e i soldi hanno la precedenza su tutto. Una società che trova proprio Patrick, yuppie di Wall Street, la sua rappresentazione. Brest ci mostra Patrick come un cliché del mondo degli yuppie, un uomo che incarna un nuovo tipo di mascolinità degli anni '80, un uomo ossessionato dall'estetica , raffinato, attento alle ultime mode, curandosi fisico e viso con rituali , insomma un nuovo tipo di uomo che emerge in quegli anni, Patrick è un personaggio che appare come il normale uomo all'ultima moda, se non che nasconde una tendenza feroce, una tendenza omicida, Patrick è un serial killer senza pietà e empatia, che riuscirà sempre a farla franca.

L'ambiente che descrive è un ambiente vuoto , è una satira feroce, ma non è una satira facile in quanto sia raccontato dal punto di vista di un personaggio che vive all'interno di quest'ambiente, il fatto che lui stenti di catalogare le persone in base a come sono vestite da solo confusione al lettore, difatti per il lettore non è facile capire il ruolo degli altri personaggi, i personaggi sono facilmente intercambiabili , non te li ricordi anche se tornano spesso, lo stesso Patrick li confonde, è solo il loro status symbol a definire chi sono le persone.

Patrick viene catalogato come freddo non empatico ma in realtà nel romanzo, grazie alle capacità di Bret nel riuscir a creare un ritratto psicologico potente, lui ha delle emozioni umane e vulnerabili: piange, ha paura, scappa, prova confusione.

Il libro parte incolore , sembra non mantenere quello che ha promesso, ovvero il viaggio in una mente psicopatica malata, per metà romanzo appare come un blog lussuoso unito  a interventi di Enzo e Carla di "Ma come ti vesti", ma in realtà anche in questa parte, apparentemente inutile, emergono i primi segni del ritratto psicologico ed è allo stesso tempo una critica, ad esempio Patrick ha una fidanzata di nome Evelyn, che è vuota come lui, Bateman descrive la sua fidanzata esattamente come gli altri, citando cosa indossa e cosa fa, la personalità di Evelyn non emerge mai,  non è la sua fidanzata, è solo un accessorio , ed Evelyn fa la stessa cosa, sono due persone egocentriche, desiderose di simboleggiare qualcosa, l'uno è l'accessorio dell'altro, due persone vuote che si uniscono. 

Patrick non viene mai preso sul serio, ammette spesso ciò che fa, lo fa in uno sfogo eruttato da un umanismo che non vuole avere, lui si sfoga racconta tutto ma gli ridono in faccia, lo fa anche come scherno , e questi continui slanci dove racconta la verità vengono inseriti in conversazioni vuote, perché Patrick in quanto sia voglioso di simboleggiare qualcosa appartiene a una classe che non simboleggia niente, perché nessuno ha significato, tutti si parlano ma nessuno ascolta.

È un romanzo di natura tanto violenza quanto affascinante, dove Ellis sfida il lettore mostrandogli atti atroci all'aria aperta, i quali non subiscono mai conseguenze. Ciò è dovuto all'invisibilità dell'individuo in una società di yuppie dove l'unica costante è la propria superiorità sugli altri. Dunque nessuno è davvero qualcuno - se non le ricchezze che possiede - e a nessuno importa chi sei davvero. Un chiaro e lampante esempio è la morte di Paul Owen, che non verrà mai punita in quanto chi lo circonda non ne conosce davvero l'identità.

Un romanzo eccezionale

Questo romanzo se lo prendete nel modo corretto non è altro che un capolavoro, in questo libro non c'è via di fuga, come un labirinto, non è un caso che il libro termina, con il punto di arrivo che sembra il vuoto totale ma ciò che dice è molto determinante , "Questa non è via di uscita" , perché è un viaggio alla cieca, un viaggio senza uscita.
Ellis è stato bravissimo a raccontare questo tipo di storia, un romanzo grande ma si legge voracemente nonostante non abbia un ritmo serrato, anzi, anche spezzettando la narrazione , a volte vi sono diserzioni sulla musica che gli piace, eccessivi, anche comici, ma non parla mai da ascoltatore, parla da rivista musicale per poter ascoltare ciò che c'è di commerciale, e anche questi sono tocchi geniali.
Un grande romanzo, fortemente consigliato.

Niente riusciva a darmi pace. Ogni cosa finì per venirmi mortalmente a noia: l'alba, il tramonto, la vita degli eroi, l'amore, la guerra, le scoperte che gli uni fanno sugli altri. L'unica cosa che non mi annoiasse era, ovviamente, constatare quanti soldi guadagnasse Tim Price; e tuttavia, tant'era ovvio, mi annoiava anche questo. In me non albergava alcun sentimento chiaro e definito. Provavo solo, a fasi alterne, una smodata avidità e un totale disgusto. Avevo tutte le caratteristiche di un essere umano – carne, ossa, sangue, pelle, capelli – ma la mia spersonalizzazione era tanto intensa, era penetrata così in profondo, che non esisteva più in me la normale capacità di provare compassione. Questa era stata sradicata, cancellata del tutto. Io stavo semplicemente imitando la realtà; avevo una vaga somiglianza con un essere umano; solo un'area limitata del mio cervello funzionava ancora. Qualcosa di orribile stava accadendo, ma non riuscivo a capirne il motivo; non riuscivo neppure a capire di che cosa effettivamente si trattasse. L'unica cosa che avesse il potere di calmarmi era il tintinnio dei cubetti di ghiaccio dentro un bicchiere di whisky.

Articolo a cura di Sam 

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